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sabato 27 marzo 2010


Nel quartiere di Edo si usa una specie di cestino da pranzo intrecciato, che viene adoperato un solo giorno nelle passeggiate primaverili. Al ritorno lo si getta via calpestandolo. La fine è importante in tutte le cose.

L'egoismo è la tua povertà, perchè restringi con esso il campo infinito della tua esistenza. Se dai una cosa a qualcuno, non l'avrai persa poichè essa rimarrà su questa terra. Se tieni una cosa per te, le avrai tolto ogni sapore universale, e non sarà più ne tua ne di altri..
Colui che si inchina e rende onore, e colui che riceve l`inchino e il rispetto, sono entrambi vuoti. Per questo l`intimità è perfetta. Thich Nhat Hanh

mercoledì 10 marzo 2010


Esseri consapevoli non ha nulla a che vedere con lo spalare la neve (Abe)


Il maestro disse a un suo allievo: Yu, vuoi che ti dica in che cosa consiste la conoscenza?  Consiste nell’essere consapevoli sia di sapere una cosa che di non saperla. Questa è la conoscenza.
(Confucio)

martedì 9 marzo 2010

Rendere felice l’umanita’ – Osho


Le persone infelici sono pericolose semplicemente perché non si curano della possibile sopravvivenza del pianeta. Sono così infelici che nell’intimo pensano che sarebbe meglio se tutto finisse una volta per tutte. Che importanza ha, quando si vive nell’infelicità?
Solo le persone felici, che vivono in estasi, danzando, vorrebbero che questo pianeta sopravvivesse per sempre.
La serietà non è altro che una malattia dell’anima, mentre la sincerità è un fenomeno completamente diverso.
Un uomo serio non può ridere, non può danzare, non può giocare; si controlla in continuazione, diventa il carceriere di se stesso. L’uomo schietto può gioire con sincerità, può danzare, ridere con franchezza. E nella risata ritrovate l’unità con il vostro corpo, la vostra mente, il vostro essere; le divisioni scompaiono, scompare la personalità schizofrenica.
La risata riporta a te la tua energia; sottrarti la risata è una castrazione spirituale.
La gente che si è riunita intorno a me sta imparando come essere più felice, come essere più meditativa, come ridere di più, vivere di più, amare di più, e diffondere l’amore e la risata nel mondo intero: questa è la sola protezione possibile contro le armi nucleari.
Se il mondo intero riesce a imparare ad amare e a ridere e a divertirsi e a danzare, Ronald Reagan e Michail Gorbaciov si stupiranno: cos’è successo? Sembra che il mondo intero sia impazzito!
Persone felici, appagate, non possono essere costrette a uccidere altre persone che non hanno fatto loro nulla di male. Non è affatto strano che nel corso dei secoli tutti gli eserciti siano stati repressi sessualmente: è inevitabile che la gente così inibita sessualmente repressa sia distruttiva. La stessa repressione li obbliga a sopprimere qualcosa. Non lo avete mai osservato in voi stessi? Quando siete felici, allegri, volete creare qualcosa; quando siete infelici, tristi, volete distruggere qualcosa.
E’ una vendetta. Tutti gli eserciti sono tenuti a un livello di repressione sessuale tale da rendere una gioia l’istante in cui possono andare a uccidere qualcuno. Per lo meno così riescono a liberare le loro energie soffocate: in maniera disgustosa, inumana, ovviamente; tuttavia le esprimono.
Non avete fatto caso? I pittori, i poeti, gli scultori, i ballerini non sono mai persone represse sessualmente.Al contrario, spesso amano troppo!Amano tantissime persone; forse una sola non è sufficiente per esaurire il loro amore. E nel corso dei secoli sono sempre stati criticati dai preti: “Questi poeti, questi pittori, scultori, musicisti, non sono brave persone”. Invece sono gli unici ad aver dato a questa umanità qualcosa di bello, ad aver donato al mondo qualche fiore di gioia, di musica, qualche splendida danza. Questo è uno dei fondamenti della vita: se non create, non raggiungete la pienezza della vostra dignità.
La vostra creatività porta con sé la libertà, l’intelligenza, la consapevolezza e vi rafforza.
Cos’hanno fatto i preti in questo mondo? Hanno bruciato donne, chiamandole streghe, hanno ucciso persone che appartenevano ad altre fedi; non sono stati creativi in nessun senso. Non hanno portato a fioritura la terra, né hanno alimentato la vita.
Dobbiamo rispettare profondamente le persone creative, in qualsiasi dimensione si esprimano.
Inoltre dovremmo imparare a trasformare le nostre energie in modo tale che non siano represse, ma si esprimano nel nostro amore, nella nostra risata, nella nostra felicità. Questa terra è molto di più che un paradiso: non dovete andare altrove.
Il paradiso non è qualcosa da conseguire, è qualcosa che si deve creare.
Dipende da noi.
Questa crisi offre l’opportunità alle persone coraggiose di slegarsi dal passato e di iniziare a vivere in modo nuovo, non apportando solo qualche modifica, non agendo in continuità rispetto al passato, ma in maniera migliore e assolutamente originale.
E lo si deve fare adesso, perché abbiamo pochissimo tempo. Con la fine del ventesimo secolo, o comincerà una nuova storia dell’umanità, oppure non sopravviverà nessuno, neppure un solo fiore di campo rimarrà in vita. Tutto morirà.
Oltre alle bombe al neutrone, che già esistono, in Russia e forse anche in America si stanno sperimentando raggi della morte. Invece che lanciare bombe, è molto più facile usare raggi mortali che uccidono impunemente esseri viventi, animali, uccelli, alberi. Resteranno solo le cose prive di vita: le case, i templi, le chiese. Sarà un vero incubo. E quei raggi mortali non sono visibili. Sappiamo che esistono, ora stanno solo studiando il modo di diffonderli, come farli arrivare su un obiettivo per distruggere tutti gli esseri viventi in cui si imbattono.
Abbiamo bisogno di popolare il mondo con persone più felici, se vogliamo impedire la terza guerra mondiale. Queste armi nucleari e queste macchine da guerra non possono operare da sole. Sono messe in funzione da esseri umani, dietro di loro ci sono mani umane:
ma una mano che conosce la bellezza di una rosa non può lanciare una bomba su Hiroshima; una mano che conosce la bellezza dell’amore non può imbracciare un fucile carico di morte.
Meditate un attimo su tutto questo e capirete ciò che intendo.
Sto dicendo questo: diffondete la risata, diffondete l’amore, una vita ricca di valori positivi, fate crescere più fiori in tutto il pianeta. Apprezzate tutto ciò che è bello e condannate tutto ciò che è inumano.
Se volete cambiare il mondo per renderlo totalmente nuovo, ricco di una nuova consapevolezza umana, dovrete togliere l’intero pianeta dalle mani dei politici e dei preti: l’uomo deve essere liberato da questi mostri.
Il nostro lavoro è insegnare alla gente una consapevolezza maggiore, ad amare di più, a essere più comprensivi, più felici, e a diffondere la danza e la celebrazione su tutta la terra.
Riducendo tutto questo a una sola frase, posso dire: se possiamo rendere felice l’umanità, non scoppierà mai nessuna terza guerra mondiale.
fonte: www.osho.com

sabato 6 marzo 2010

Uomo bello, uomo saggio

L'uomo che è soltanto bello, piace soltanto mentre si guarda; ma l'uomo saggio e buono è sempre bello. SAFFO
L`inferno non è una punizione, è addestramento. Shunryu Suzuki .

mercoledì 3 marzo 2010


In primavera, migliaia di fiori; in autunno, la luna piena; in estate, una brezza fresca; in inverno, la candida neve ti accompagna. Se le cose inutili non abitano la tua mente, qualunque stagione è una bella stagione. Mu-mon.

venerdì 26 febbraio 2010

La scelta


Per essere una cosa devi conoscere l'opposto, allora puoi percepire il valore della scelta..

giovedì 25 febbraio 2010


Usa il piccolo per contenere il grande, rimani al centro per controllare l'esterno. Sii flessibile, ma sii fermo, e non ci sara' potere che non potrai sconfiggere. Rispondi ai cambiamenti, valuta i tempi e nessuno potra' colpirti. (lao-tzu).

martedì 23 febbraio 2010

Nel passato gli uomini coraggiosi erano quasi tutti esuberanti; la loro vivacità era segno di forza e di coraggio.
Poichè ne dubitavo, Tsunetomo mi disse: "La loro vitalità potente ne aveva fatto degli esseri duri ed esuberanti. Al giorno d'oggi, gli uomini hanno minore energia. La linfa si è inaridita, ma il loro carattere è migliorato. Il valore è di un ordine diverso. Il fatto che abbiano perduto in vitalità e guadagnato in dolcezza non significa che posseggano una minore passione per la morte. Ciò non ha nulla a che vedere con l'energia".
L`illuminazione è come la luna riflessa nell`acqua. La luna non si bagna, l`acqua non si spezza. Anche se la sua luce è vasta e grande, la luna si riflette anche in una piccola pozzanghera. L`intera luna, l`intero cielo si riflettono nelle gocce di rugiada nell`erba, e anche in una sola goccia d`acqua. Eihei Dogen Zenji (1200 - 1253 d. Ch.) .
Lasciarsi andare non significa svanire! Per incontrare davvero un’altra persona è necessario entrare in empatia, uno stato di fiducia che nasce dal lasciar cadere molte difese e controlli. Ma così facendo ci esponiamo al giudizio dell’altro e spesso non vogliamo che gli altri ci vedano, poiché dietro la facciata dell’ego si cela insicurezza e paura, sfiducia nelle proprie sensazioni o addirittura fraintendimento. Questo accade perché non siamo abituati a vivere le nostre emozioni. Siamo così diseducati alla percezione di noi stessi, da non sapere che il lasciarsi andare non è segno di debolezza, ma di forza. Spesso abbiamo una così forte confusione da essere convinti che il lasciarsi andare o l’aver fiducia in un altra persona significhi svanire, perdere qualcosa di se stessi, perdere la propria personalità. Ci si trova spesso in imbarazzo, poiché non si può amare davvero qualcun altro senza davvero incontrarlo e molti scelgono il compromesso o il fraintendimento. Di conseguenza il risultato sono rapporti superficiali e vacui.Amare qualcuno totalmente è sempre un rischio ma è il sale dell’esistenza. Veronica Cruz 

sabato 20 febbraio 2010

Il burrone


Un monaco si lamentò con il suo maestro perché non riusciva a raggiungere il satori.
"La colpa è tua" gli rispose il maestro.
"In che cosa sbaglio? Che cosa mi manca?" domandò l'allievo.
"Vieni con me, e te lo mostrerò."
Il maestro chiamò un altro discepolo, che era cieco, e tutt'e tre si recarono sulla montagna, in un punto in cui uno stretto tronco era stato gettato su un burrone.
"Attraversa!" disse il maestro al primo monaco.
Il poveretto guardò il fondo del burrone, il debole tronco e rispose: "Non posso: ho paura".
Allora il maestro si rivolse al discepolo cieco e gli diede lo stesso ordine.
Il monaco attraversò senza esitare il burrone.
"Hai capito?" domandò il maestro al primo monaco.
Non essere una persona che incarna la fama; non essere una miniera di progetti; non essere il titolare della saggezza. Esprimi pienamente ciò che non ha fine e cammina dove non c'è sentiero. Incarna tutto ciò che hai ricevuto dal Cielo, ma non pensare di possedere alcuna cosa. Sii vuoto: questo è tutto. Chuang Tzu.

giovedì 18 febbraio 2010

Il ladro e il Maestro


Ryokan, un maestro di Zen, viveva nella più assoluta semplicità in una piccola capanna ai piedi di una montagna. Una sera un ladro entrò nella capanna e fece la scoperta che non c'era proprio niente da rubare. Ryokan tornò e lo sorprese. « Forse hai fatto un bel pezzo di strada per venirmi a trovare, » disse al ladro « e non devi andartene a mani vuote. Fammi la cortesia, accetta i miei vestiti in regalo ». Il ladro rimase sbalordito. Prese i vestiti e se la svignò. Ryokan si sedette, nudo, a contemplare la luna. «Pover'uomo,» pensò « avrei voluto potergli dare questa bella luna»

L'amore più profondo è l'amore nascosto. La poesia dice: "Alla mia morte dal mio fumo conoscerai il mio amore, mai espresso e tenuto celato nel mio cuore". Chi esprime il suo amore prima di morire, non ama profondamente. Solo l'amore che rimane celato fino alla morte è infinitamente nobile. Sono convinto che sia sublime amare fino alla morte.
Quando parlai di questo, alcuni erano del mio parere e costoro furono chiamati "amici del fumo".
Su questo si basa ogni altra conoscenza e la stessa cosa vale nella relazione tra il daimio e colui che lo serve. Per essere puro di fronte alle persone, un uomo non fa nulla di riprovevole quando è solo nel buio e non pensa a bassezze. Se si da da fare per mostrare il suo valore, appariranno i difetti.

mercoledì 17 febbraio 2010

Zen e libertà


Trascendere i limiti dei propri conflitti, sentirsi uno con tutti gli altri e comportarsi naturalmente, è la via della libertà. La vera libertà è interiore e sorge dalla pratica di zazen. Naturalmente la coscienza si allarga e appare la fiducia in sè. La nostra vita non è né piccola né stretta nè solitaria.

Un monaco chiese a Chao Chou: cosa diresti a qualcuno che non ha nulla con sé? Chao Chou rispose: Abbandonarlo. Il monaco ribattè: Cosa devo abbandonare se non porto nulla con me? Se non puoi abbandonarlo, portalo via (Attualo.). Il monaco fu illuminato. .

martedì 16 febbraio 2010


L'abile viaggiatore 
non lascia traccia;

l'abile parlatore 
non dice una parola di troppo.


Lao Tzu

Osho: il cerchio

domenica 14 febbraio 2010

Il Discepolo e il Maestro


Allora il maestro gli porse una ciotola e vi versó dentro tre cucchiai di olio e gli disse al suo allievo: "vai e fai il giro del monastero prenditi tutto il tempo che ti necessitá ma attento a non buttare nemmeno una sola goccia dell'olio" .... l'allievo si avvió e tenedo d'occhio la ciotola nellárco di un ora fece il giro del monastero ....orgoglioso e sodisfatto si presentó innanzi al maestro: "maestro sono di ritorno e non una sola goccia fú versata" ..... "bene figliolo ora aspettiamo che arrivi anche lo altro allievo" ..... passarono molte ore e l'allievo che era in attesa giá gioiva per il titolo di maestro che si era guadagnato con tanta maestria .....ed ecco che arriva lo allievo tanto atteso ( certamente un perditempo ) lo allievo giunto che fú innazi al maestro:"perdonate maestro ma da quando ho iniziato il mio cammino non fú versata nessuna goccia ....ma mentre camminavo mentre tenevo di vista con un occhio la ciotola con lo altro non potevo far a meno di vedere ció che era intorno a me ....e nel veder lo uccellino ferito fra i rovi non potei fare a meno di posare la ciotola e correr in aiuto al bisognoso tanto io avevo tempo e cosi fú piú avanti con la volpe, il grillo, la scimmia e la tigre ....ecco la ragione del mio tempo" .....il maestro invitó con un gesto agli allievi di avvicinarsi .....ed invitó il primo a riprendere la ciotola ...ed al secondo lo coprí con il mantello di maestro ....il primo si ribello asserendo di aver percorso in breve tempo il tragitto senza danno e quindi gli competeva a lui il premio ..... il maestro disse: " la bramosia di raggiungere in fretta il traguardo rende ciechi ...mentre il vero maestro é colui che si guarda intorno e nota le necessitá del bisogno ponendo in secondo piano il traguardo dandosi cosi modo di crescere lungo il percorso per arrivare al traguardo giá maestro suo malgrado" 

Osho


L'infanzia 

Osho nasce a Kuchwada nel Madhya Pradesh, In India Centrale, l'11 dicembre 1931. Egli ha raccontato come il periodo dell'infanzia ebbe grande influenza sulla sua crescita, perché in casa dei nonni questi gli diedero la massima libertà e gli dimostrarono grande rispetto. Fu lasciato senza cure particolari né restrizioni o alcun tipo di educazione imposta. Come egli stesso ebbe a dire, i bambini, durante i primi sette anni, vengono influenzati in maniera negativa dall'esser forzati ad imparare e dal negare loro la dignità: "se ad un bambino nei suoi primi anni è permessa la libertà, crescerà forte e abbastanza intelligente da decidere e discutere, e potrà auto-educarsi". Se un bambino riceve rispetto, afferma Osho, è più obbediente verso i genitori; se i genitori ignorano la sua individualità, il bambino a sua volta li ignorerà.

L'«illuminazione» e le prime comunità 

Il 21 marzo 1953, all'età di ventun anni, dopo un intenso periodo ebbe l'esperienza dell'"Illuminazione", quella in cui si raggiunge il più alto grado di consapevolezza, dove " la goccia si fonde nell'oceano, nell'attimo stesso in cui l'oceano si riversa nella goccia". È il momento della suprema comprensione, della caduta di tutti i veli che impediscono la chiara visione della realtà. Convinto dell'importanza di ciò che aveva acquisito, da allora volle invitare ogni individuo a condividere la sua esperienza. Cominciò così a viaggiare per l'India, istituendo dibattiti e convegni e attirando migliaia di persone.
Conclusi gli studi, insegnò al Sanskrit College di Raipur e successivamente negli anni sessanta ottenne la cattedra di filosofia alla università di Jabalpur. Nel 1969 un gruppo di discepoli stabilì una fondazione in supporto al suo lavoro, permettendogli di lasciare il lavoro universitario. Iniziò a proporre le sue tecniche di meditazione con l'intento, condiviso da antiche tradizioni, di raggiungere una maggiore consapevolezza di , che per Osho e per la corrente spirituale di cui lui è stato l'iniziatore si può concretizzare in quello che in Oriente viene chiamato il «risveglio» interiore. Il 26 settembre del 1970 iniziò il suo primo discepolo ( o sannyasin) durante una meditazione all'aperto, uno dei grandi incontri in cui dava conferenze e guidava meditazioni di gruppo.
Nel 1974 si trasferì a Pune dove fondò il suo ashram, centro di comunità spirituale e dove intensificò i discorsi offrendo degli spunti per cogliere il Silenzio da cui ha origine la consapevolezza. Qui il flusso di visitatori, in particolar modo quelli occidentali, diventò inarrestabile. Alla fine degli anni '70 l'ashram di Puna ospita il Centro di terapia e di crescita interiore più grande del mondo, dove migliaia di persone accorrono per partecipare a gruppi terapeutici e a corsi di meditazione, per ascoltare il discorso giornaliero tenuto al mattino da Osho, ora chiamato Bhagwan, oppure partecipare al darshan (incontro col Maestro) serale.

La comune in Oregon 

Nell'estate del 1981 l'esperimento comunitario viene trasferito in America, dove ebbe modo di affermarsi nel mondo occidentale fondando una comune nello stato dell'Oregon (USA) presso il ranch "Big Muddy" ad Antelope. La nuova Comune viene chiamata "Rajneeshpuram ("Essenza di Rajneesh"), è grande ben 65.000 acri, riscuote un grande successo fino ad ingrandirsi alle dimensioni di una piccola cittadina. Dopo un inizio travolgente, nel 1985 l'intolleranza culturale dei residenti locali ma più di tutto una serie di scandali che investirono la sua segretaria e alcuni dei suoi più stretti collaboratori, costrinsero Osho ad allontanarsi dal ranch. Fu poi arrestato e incarcerato in più prigioni fino a che fu espulso dagli Stati Uniti.

Il ritorno a Poona 

Ritornò in India e si stabilì nuovamente a Pune. Qui il vecchio ashram divenne la nuova Comune, che ancora oggi, sotto il nuovo nome di Osho International Meditation Resort, riceve persone che vengono da tutto il mondo, fedeli al suo pensiero e alla pratica dei suoi insegnamenti. I libri a lui intitolati, o meglio le trascrizioni dei suoi discorsi, sono centinaia, tradotti e letti in decine di lingue, coerentemente alla persistenza del movimento. Per il suo samadhi, la partenza fisica dal mondo, lasciò la seguente epigrafe: "Osho. Mai nato, mai morto, ha solo visitato questo pianeta Terra dall'11 dicembre 1931 al 19 gennaio 1990". Alla sua morte, dopo un lungo periodo in cui la sua salute era sempre più malferma e di cui lui stesso aveva parlato come conseguenza di un avvelenamento subito in carcere in America, la Comune di Puna, in cui ha sede una "Multiuniversità dell'essere" con programmi e corsi di crescita interiore, restò guidata da un gruppo di 21 persone da lui nominate qualche tempo prima.

L'insegnamento 

Il suo insegnamento è stato considerato da alcuni come un insieme di idee proprie delle filosofie orientali (InduismoGiainismo,Buddismo ZenTaoismo) e di alcuni tratti del pensiero occidentale (psicologia junghiana, psicologia umanista, l'antica filosofia greca), del mondo della mistica Sufi e della religione di Zoroastro.

Il sincretismo e i valori proposti 

L' originalità dell'opera di Rajneesh in anni di diffuso interesse per la tradizioni spirituali orientali consiste nell'intenzione di adattare i millenari concetti e pratiche delle antiche culture religiose, mistiche e psicologiche, al moderno uomo occidentale. Da questa esigenza nascono gli esercizi di meditazione dinamica introdotti da Osho, elaborati in modo sincretico a partire dagli insegnamenti dello Yoga, del Tantra, il Taoismo e il Buddhismo Zen.
Osho afferma che la grazia più grande che possa essere concessa ad un uomo sia l'esperienza dell'illuminazione spirituale. Questa «illuminazione» non può essere descritta a parole, la mente è inadeguata a comprendere una esperienza che va oltre i dati sensibili. Una definizione può essere questa: È la comprensione, non razionale, di ogni cosa di cui è fatto l'universo; tuttavia, poiché la mente si lascia distrarre da una molteplicità di fattori non riesce a cogliere la totalità. In particolare, le distrazioni provengono dalle attività umane del pensiero razionale, così come dai vincoli emozionali che ci legano alle aspettative della società, con le conseguenti paure e inibizioni. Per chiarire agli ascoltatori il suo approccio e per dare degli strumenti sistematici al suo metodo di ricerca, Osho estrasse e espose varie filosofie da diverse fonti. Fu un ricercatore molto attivo e prolifico: in innumerevoli discorsi sia nella lingua hindi che in inglese si occupò di varie tradizioni spirituali e religiose, incluse quelle di BuddhaKrishnaGuru NanakGesùSocrate, dei maestri Zen, del Chassidismo, dei Sufi.
Volle evitare di costruire un "sistema di pensiero" dal momento che, secondo le sue parole, nessuna filosofia può esprimere completamente la verità. Una definizione possibile (anche se probabilmente può essere considerata riduttiva) del suo pensiero potrebbe essere quella di una "filosofia della non-filosofia". Oratore consumato, utilizzò il suo acume psicologico, la vastissima cultura di cui era dotato (aveva letto oltre diecimila libri), l'acutissima memoria che lo sorreggeva, per veicolare il messaggio insistendo sul fatto che l'unico scopo per il quale continuava a parlare era quello di convincere gli ascoltatori a guardare finalmente dentro se stessi e contemporaneamente a liberarsi delle abitudini e degli schemi mentali che hanno accompagnato loro per l'intera vita. E per ottenere ciò occorre intraprendere un percorso di meditazione.
Fu spesso erroneamente chiamato il "guru del sesso", dopo che alcuni suoi discorsi della fine degli anni sessanta scandalizzarono la parte della società più conservatrice. Questi, che erano il commento di alcuni libri sacri del Tantra, vennero in seguito trascritti e pubblicati sotto il titolo Dal sesso alla supercoscienza. A suo avviso, «per il Tantra tutto è sacro, e nulla è profano», e ogni morale sessualmente repressiva era controproducente dal momento che «non si può trascendere il sesso senza averne avuto un'esperienza completa e consapevole».

La meditazione 

Secondo Osho, la meditazione è uno stato che va «oltre la mente», di totale presenza di sè nel quale raggiungere consapevolmente il silenzio interiore. Egli insistette molto sul fatto che la meditazione non può essere spiegata o descritta in modo esaustivo, essendo un'esperienza nella quale la mente ed ogni pensiero logico (quindi anche il linguaggio) vengono trascesi. La pratica della meditazione non comprende quindi necessariamente pensieri spirituali o religiosi, e non è possibile forzarla con un atto di volontà anche se è una disciplina, ma soltanto lasciare che questo stato di «non mente» cioè del guardare la cosa in sè senza dare giudizi di sorta, si manifesti spontaneamente. È questa la mente del bambino che guarda incantato le meraviglie del mondo; è la mente innocente che si affaccia per la prima volta sull'universo e lo contempla.
Osho partì dal presupposto che l'essere in "meditazione" sia una condizione comune e naturale dell'uomo. Ma, aggiunse, è molto difficile per l'uomo moderno raggiungere tale condizione con le tradizionali tecniche (come sedersi in silenzio semplicemente, a gambe incrociate), poiché egli subisce continuamente tante "distrazioni" e stimoli esterni e la mente è talmente piena di pensieri i quali corrono da una parte e dall'altra che ha perso la capacità di stare immobile e di dedicarsi al proprio ascolto interiore. Per questo motivo individuò alcune tecniche dimeditazione attiva' il cui fine essenziale era di calmare la mente per creare quello spazio di silenzio e consapevolezza necessario alla meditazione.
Alcuni di questi esercizi preparatori possono essere ritrovati nelle terapie della moderna psicoterapia occidentale (a.e. la psicoterapia della Gestalt), e consistono nell'alterazione del respiro, nel gibberish (l'esprimersi in un linguaggio sconosciuto), nel piangere o ridere liberamente, nel danzare e muovere il corpo fino a raggiungere lo stato di catarsi, ovvero di crollo delle sovrastrutture mentali e liberazione dalle stesse attraverso un'esplosione emozionale. In questo modo si liberano il corpo e la struttura psico-energetica di tutti quei blocchi emozionali che impediscono la libera espressione di sé nella vita quotidiana.
Le tecniche di meditazione principali proposte da Osho sono chiamate Active Meditations (meditazioni attive) e comprendono le meditazioni: "dinamica", "kundalini", "nadabrahma", "nataraj". Esse si basano sui seguenti presupposti: 1. la concezione di piena identità fra corpo e struttura psichica (ogni emozione repressa o trauma interiorizzato ha un corrispettivo nelcorpo fisico); 2. i condizionamenti sociali ed emotivi subiti dall'uomo fin dalla sua prima infanzia, se molto radicati nella propria struttura psicofisica, devono essere eliminati, il che richiede un atto di volontà del praticante.
Osho re-introdusse anche alcune tecniche tradizionali di meditazione, riducendole alla loro più essenziale espressione, astraendole dai rituali e dai formalismi propri, e mantenendone le parti maggiormente «terapeutiche». Inoltre sostenne la teoria per la quale lo stato meditativo può essere raggiunto e mantenuto, con una sufficiente pratica, anche attraverso le azioni quotidiane.

Un'illuminazione terrena 

Con la pratica continua, senza interruzioni della meditazione, si ottiene, secondo Osho, l'Illuminazione, ovvero uno stato in cui "si è continuamente in uno stato di meditazione".
Osho non predicò mai una fuga dal mondo terreno verso quello spirituale né contrappose la vita profana alla vita religiosa ma invitò a vivere in maniera "naturale" e consapevole che per lui coincideva con quella sacra. Il percorso che conduce all'Illuminazione consiste quindi nel qualificare, con la massima presenza di sé, ogni atto della vita quotidiana, dal lavoro alla vita di coppia, dal sesso alle relazioni sociali.
Questa concezione di spiritualità, che è consapevolezza immersa nel quotidiano, è quindi in aperta rottura con la tradizionale visione delle più importanti religioni, per le quali i due mondi sono separati: quello dello spirito e quello della materia.


Gli uomini hanno paura di abbandonare le loro menti, perché temono di precipitare nel vuoto senza potersi arrestare. Non sanno che il vuoto non è veramente vuoto, perché è il regno della Via autentica.
Huang-po

Una parabola Zen termina così:
Infine egli arrivò di fronte a un imponente castello, sulla cui facciata erano incise queste parole: «Io non appartengo a nessuno e a tutti. Prima di entrare, tu eri già qui. Quando te ne andrai, rimarrai qui».

Tratto da: OSHO, "La canzone della vita"

venerdì 12 febbraio 2010

Forum Amici

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Storielle zen parte I

Il giorno in cui Buddha si illuminò, la gente si radunò intorno a lui e gli chiese: «Cos'hai raggiunto?». Buddha rispose: «Non ho raggiunto nulla. Sono semplicemente giunto a vedere ciò che non avevo mai perso. Ho trovato ciò che già possedevo». A quel punto, in un moto di compassione, la gente di quel villaggio commentò: «Che peccato, hai lavorato per niente».

«Sì,» disse Buddha «in un certo senso è vero che ho lavorato inutilmente. Ma ora ho ottenuto questo vantaggio: adesso non dovrò più lavorare. Adesso non cercherò più alcunché, non farò alcun viaggio, non vagherò all'inseguimento di qualcosa: ecco ciò che ho guadagnato. Ora so di essere dove già ero.»

giovedì 11 febbraio 2010

Sii tu stesso il cambiamento che vorresti vedere nel mondo



« Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo »
Importante guida spirituale per il suo paese Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l’India all’indipendenza. Il satyagraha è fondato sulla satya (verità) e sull’ahimsa (nonviolenza). Con le sue azioni Gandhi ha ispirato molti movimenti di difesa dei diritti civili
Da molti Gandhi era visto alla stregua di un eremita, dal momento che conduceva una vita simile a quella monastica, dedicata al pensiero filosofico e soprattutto alla sua messa in pratica. Effettivamente il pensiero gandhiano vedeva il corpo come assolutamente secondario alla vera fonte della forza di un uomo, l’anima, e predicava che solo un distacco dalle necessità materiali potesse portare sulla via della verità, verso Dio:
« Chi non controlla i propri sensi è come chi naviga su un vascello senza timone e che quindi è destinato a infrangersi in mille pezzi non appena incontrerà il primo scoglio. »
Il digiuno
Gandhi praticò spesso dei lunghi periodi di digiuno, che poneva essenzialmente nell’ambito spirituale come un mezzo per distaccarsi sempre più dalla realtà terrena del corpo, analogamente alla castità e alla semplicità di vita. Infatti egli credeva che il digiuno, ma più in generale il controllo nell’assunzione di cibo, portasse all’aumento del controllo dei sensi, indispensabile per un’ascesi spirituale. Il digiuno era anche utilizzato come un’arma politica. Come tale era anche inserito, come vedremo in seguito, tra i mezzi che il rivoluzionario non-violento poteva utilizzare per portare avanti la sua causa.
« Mi convinsi ad abbracciare definitivamente il vegetarismo quando mi persuasi che la supremazia degli uomini sugli animali inferiori non implicava che i primi dovessero sfruttare i secondi, ma che i più progrediti dovessero proteggere gli altri. »
Giustizia e violenza
Secondo Gandhi la giustizia risiede nella riduzione del tasso di violenza presente nella società. Se si utilizza la violenza, anche se per un breve periodo, per ottenere giustizia questa porta inevitabilmente a un aumento del tasso di violenza. Il mezzo deve essere coerente con il fine; non si può adottare un mezzo che porta alla negazione del fine. Se il fine della lotta per la giustizia è la ahimsa, cioè la negazione della violenza nei rapporti umani, non lo si può realizzare facendo ricorso alla violenza.
« Bisogna convertire l’avversario ad aprire le sue orecchie alla voce della ragione.. »
Secondo Gandhi l’unico mezzo con il quale l’uomo giusto può proporsi di affermare la Verità e dunque la ahimsa nei rapporti umani è la persuasione razionale di coloro che con i loro comportamenti violenti causano ingiustizia:
« Bisogna convertire l’avversario ad aprire le sue orecchie alla voce della ragione.. »
I mezzi della persuasione (conversione, non costrizione), per Gandhi, sono essenzialmente due: la discussione e la lotta non violenta. La discussione consiste nel battersi contro un’ingiustizia sociale e politica appellandosi alle autorità ingiuste e all’opinione pubblica. La lotta non-violenta (satyagraha) è la dimostrazione pratica della Verità; essa dimostra la superiorità morale del ribelle, il suo essere dalla parte della verità. Ed è a questo punto che il pensiero filosofico e morale di Gandhi si unisce con quello politico: la nonviolenza per Gandhi è un mezzo per trovare la verità, che è il suo fine, e la satyagraha è l’arma con la quale l’uomo non-violento lotta.
La differenza tra questi due metodi di affermazione della verità sta nel fatto che, mentre la discussione fa appello esclusivamente alla ragione dell’avversario attraverso la dimostrazione teorica della sua ingiustizia, la lotta non-violenta fa appello anche al cuore dell’ingiusto, perché contiene una portentosa dimostrazione pratica della sua ingiustizia.
Se da una parte l’ahimsa è amore disinteressato d’altra parte essa è anche rifiuto totale di ogni tipo di odio verso gli altri: Gandhi afferma come anche se sottoposti ai più terribili soprusi, alle più gravi ingiustizie, ai più strazianti dolori, mai e poi mai si deve ricorrere alla violenza verso il prossimo. Si tratta di una negazione assoluta e senza appello di ogni forma di violenza, prima fra tutte la guerra: non è con la forza che si risolvono le controversie, ma con la volontà e il coraggio di sopportare il male pur di vincere l’ingiustizia. La nonviolenza si contrappone alle pratiche di giustizia che avevano regolato per secoli la storia, a partire dalla Legge del taglione (“occhio per occhio, dente per dente”):
« Occhio per occhio… e il mondo diventa cieco. »
« La sofferenza è la legge dell’umanità, così come la guerra è la legge della giungla. Ma la sofferenza è enormemente più potente della legge della giungla, ed è in grado di convertire l’avversario e aprire le sue orecchie alla voce della ragione… Quando volete ottenere qualcosa di veramente importante non dovete solo soddisfare la ragione ma anche toccare i cuori. L’appello della ragione è rivolto al cervello, ma il cuore si raggiunge solo attraverso la sofferenza. Essa dischiude la comprensione interiore dell’uomo. La sofferenza, e non la spada, è il simbolo della specie umana. »

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L'amore è fine a se stesso, e nell'amore non c'è più ego. Quando siete senza ego, c'è amore. Allora potete dare senza chiedere in cambio niente. date perché dare è bellissimo, dividete perché dividere è stupendo...    (Bhagwan Shre Rajneesh)

mercoledì 10 febbraio 2010

Proverbi zen parte II


Una grande illuminazione nasce da un grande dubbio

Proverbi zen parte I



La Via comprende tutto in una unità: quando c'è definizione, c'è divisione.
Chuang-tzu

Non ci avvicineremo mai alla verità finché sapremo parlarne.
Chuang-tzu

Un cane non è bravo perché sa abbaiare, un uomo non è bravo perché sa parlare.
Chuang-tzu

Se uno stolto sta in compagnia di un saggio, non per questo arriverà a conoscere la Via, così come un cucchiaio immerso nella minestra non arriverà a conoscere il sapore della minestra.
Dhammapada 

Pensa al non-pensiero. Come si fa a pensare al non-pensiero? Non pensando.
Dogen